Cava de’ Tirreni: replica per il patrimonio immobiliare comunale
Nel corso dell’ultimo Consiglio Comunale si è discusso anche del Patrimonio immobiliare pubblico ed il vice sindaco, Luigi Napoli, ha illustrato il nuovo regolamento studiato ad hoc. Di fronte però alle rilevazioni di irregolarità mosse dal consigliere Gravagnuolo, il vicesindaco ha passato la palla alla Segreteria Generale. A conferma del disagio sollevato da Gravagnuolo, c’è stato un momento di difficoltà durante l’assise cittadina, con un netto contrasto tra la segreteria comunale e le parole di Napoli. L’Amministrazione Comunale ha diramato, inoltre, un comunicato impostato come se fosse ancora in campagna elettorale e non certamente responsabile dell’amministrazione cittadina. Città Democratica coglie l’occasione per ribadire le osservazioni sollevate durante la seduta del Parlamentino cavese da Luigi Gravagnuolo ed evidenzia che “il cambio di rotta” è di fatto inesistente, poiché non risponde ad alcuna programmazione, ma è solo frutto del pressappochismo e dell’improvvisazione di cui sta dando prova l’Amministrazione. Si risparmia altresì di sottolineare che la manovra del regolamento è in totale contraddizione con quanto l’attuale compagine amministrativa di maggioranza andava affermando durante la campagna elettorale, “conserveremo ai vostri nipoti tutto il patrimonio comunale”, disattendendo completamente l’art.58 della legge 133 del 21 aprile 2010. Costretti ad un grossolano dietrofront, hanno riconosciuto, a denti stretti, l’inderogabilità dell’alienazione del patrimonio comunale, senza però una strategia precisa. Il vicesindaco ha definito questo “regolamento” un intervento prudenziale nell’eventualità di una vendita, che per loro sarebbe rimasta un’ ipotesi remota. La Segreteria Generale ha rilevato che, data la necessità impellente di vendere alcuni immobili, si era obbligati ad un’approvazione nonostante le lacune. Le ragioni per cui il regolamento presentato con tanta enfasi è carente: Lo spirito del loro regolamento spinge verso la trattativa privata, mentre la società patrimoniale proposta dall’amministrazione uscente restava vincolata alle logiche delle aste pubbliche.- A conferma della precedente affermazione, l’art.13 del Regolamento prevede 30 giorni come lasso di tempo in cui i cittadini possono rispondere all’invito e presentare offerte. Sono decisamente pochi, nonostante la legge li riduca addirittura a 15. In genere se ne sono accordati sempre 60. Questa scelta lascia immaginare una sequela di telefonate all’insegna di “chi prima arriva, meglio alloggia”.- Non riconosce ai conduttori degli immobili comunali il diritto di opzione previsto dall’art.3, comma3, della Legge410/01.- Non fa alcuna differenza tra alienazione dell’edilizia E.R.P. (Edilizia residenziale Pubblica) disciplinata dalla Legge 560/93 e alienazione del patrimonio disponibile.- La legge 133/10, alla quale loro si appellano, prevede l’obbligo dei comuni di predisporre il piano delle alienazioni e delle valorizzazioni immobiliari (fatto dalla precedente amministrazione), mentre nel regolamento si parla solo di alienazione e non di valorizzazione. Evidente in questo caso la “svendita” di cui accusano invece l’amministrazione Gravagnuolo.- Il regolamento prevede inoltre che la stima del valore degli immobili sia affidata professionisti esterni, ma la Legge 410/01, art.3, comma9, prevede che sia affidata all’Agenzia del Territorio, o agli Uffici Tecnici Comunali, o a Società specializzate esterne ma accreditate.