Lavoro: da Donat Cattin a Cirielli

Aldo Bianchini

Dall’autunno caldo del 1969 all’autunno difficile del 2010. E’questa l’equazione che può meglio di ogni altra cosa sintetizzare il contenuto di questo approfondimento. Storicamente provato che quello del ’69 fu un autunno caldo così come quello del 2010 si annuncia difficilissimo a tutti i livelli istituzionali. L’autunno caldo per definizione è la realtà di lotte sindacali operaie che si sviluppa a partire dall’autunno del 1969 in Italia. La grande mobilitazione sindacale, figlia del clima politico del “sessantotto”, viene determinata dalla scadenza triennale dei contratti di lavoro, in particolar modo quelli relativi alla categoria dei metalmeccanici. Un periodo particolare in cui le rivendicazioni salariali nelle grandi fabbriche si alleano alle agitazioni studentesche che reclamano un generalizzato “diritto alla studio” per tutti gli strati sociali. Un’azione combinata che costringe politica e sindacato a recuperare rapidamente, e non sempre con successo, la testa del movimento. Su tutto e su tutti si impone il cinquantenne ragioniere liguro-piemontese di nome Carlo Donat Cattin, democratico cristiano e partigiano bianco, che in quello storico periodo occupa la poltrona di “ministro del lavoro” nel governo Rumor/2. Affronta con decisione, umiltà e umanità la stagione politica più difficile, forse, per il nostro Paese. E’ in tutte le fabbriche del nord, sfila alla testa dei cortei di protesta dei lavoratori, lavora notte e giorno nel suo bunker del ministero. Si fa strada velocemente nel complicato pianeta-lavoro che vive una stagione di profondi e radicali cambiamenti. Installa in una cameretta adiacente il suo ufficio un lettino fornito di lampada notturna e frigorifero ben fornito. In pratica vive all’interno del ministero. Il suo modo di fare diventa subito leggenda ed entra rapidamente nell’immaginario collettivo della classe operaia che è di difficile penetrazione per tutti, anche per i grandi big del sindacato e della politica. Supera senza eccessivi contraccolpi lo scoppio della bomba nella Banca dell’Agricoltura a Milano, scoppio che segna l’inizio del terrorismo rosso e nero. Dialoga con gli operai con il loro stesso linguaggio, così come riesce a parlare con politici e sindacalisti. Con lo “statuto dei lavoratori” del 1970, che rimane un punto di riferimento per l’incorporazione dei diritti sociali, economici e culturali nel diritto interno, Donat Cattin, insieme a Gino Giugni, ha avuto il merito di portare la Costituzione nelle fabbriche. La sua attenzione al sociale gli vale, da parte di tutti, il nomignolo di “ministro dei lavoratori”. Nel nostro tempo, all’inizio di un autunno che si annuncia molto difficile irrompe sulla scena del mondo del lavoro (che non è molto dissimile da quello del ’69) il presidente della provincia di Salerno on. Edmondo Cirielli che si muove con metodi ed atteggiamenti paragonabili a quelli del compianto ministro dei lavoratori. Qualche mese fa il blocco di disoccupati e operai in Via Roma all’altezza della Provincia provoca disordini e qualche ferito, tanto da costringere la Polizia di Stato (agli ordini dell’ex questore Enzo Roca) ad intervenire con la forza. Nel primo pomeriggio di giovedì scorso (30 settembre) accade, invece, qualcosa che non può essere sottaciuto. Disoccupati ed operai a rischio occupano e bloccano Via Roma all’altezza della Provincia, proprio come qualche mese prima. C’è maretta, negli uffici qualcuno ha alzato la voce, la situazione è tesa, si teme il peggio. Ecco, allora, la decisione. Il presidente Cirielli, con determinazione e coraggio, scende in strada in mezzo ai dimostranti mentre in aria rotea anche qualche corpo contundente. Cirielli è fermo e deciso, dialoga con tutti, invita alla calma, cerca di capire e di farsi capire, spiega la posizione dell’istituzione che rappresenta al massimo livello, convince i manifestanti a lasciare la sede stradale per continuare la giusta protesta dal marciapiede di fronte l’ingresso principale della Provincia. Poi il colpo d’ala. Dimentica Cirielli di essere tenente colonnello dei Carabinieri e, mostrando calma e serenità, mette la mano in tasca e sfila il suo biglietto da visita che consegna ad uno dei più esagitati che subito placa la sua ira. Attività di ascolto, di mediazione, di interlocuzione, tutto raccolto in un gesto da grande comunicatore capace di affrontare qualsiasi situazione. Ottenuto l’ottimo risultato ritorna al terzo piano del palazzo, c’è il Consiglio Provinciale da seguire. Ed anche qui, con calma e fermezza, riesce a contenere brillantemente le patetiche irruzioni di Pasquale Mauri su ogni argomento all’ordine del giorno. Continuerà così anche in futuro? Se si il presidente Cirielli potrà facilmente guadagnare il nomignolo di “presidente dei lavoratori”. E, con i tempi che corrono, non è poco.

7 pensieri su “Lavoro: da Donat Cattin a Cirielli

  1. il comportamento dell’onorevole cirielli ,e’ encomiabile.non le manda adire, agisce,con sicurezza e’ ponderata visione della realta’.DA uomo e’ con franchezza ,che per un politico non e’ cosa da poco ,senza boria ma seguendo la via della comprensione ,indica la strada del colloquio franco ,e senza illusioni di sorta.

  2. x osvaldo
    ….ma di chi stai scrivendo?????
    probabilmente hai “visto un altro film”
    Svegliati….lecccccccccccccc……
    in bocca a lupo

  3. Direttore Bianchini, e questo sarebbe il modo di fare giornalismo?

    “Accade qualcosa che non può essere sottaciuto… il presidente Cirielli, con determinazione e coraggio… fermo e deciso… Poi il colpo d’ala… mette la mano in tasca e sfila il suo biglietto da visita che consegna ad uno dei più esagitati…”

    Embè? Che ha fatto di miracoloso?

    Ma neanche l’istituto LUCE era così patetico quando definiva le “gesta” di Mussolini!

    Ma si rende conto? Bah!

    Ormai, anche quando Cirielli si soffia il naso, lei è pronto a dire bravo.

    Davvero, sono deluso! E questa sarebbe l’indipendenza del giornalista?

    Poi si critica Liratv…

  4. Non mi meraviglio che Gaetano si sia meravigliato. Lui è abituato da anni a sentire le parolacce del sindaco che apostrofò come “Pu….peripatetica” una disoccupata dimostrante. Gli consiglio di abbandonare velocemente Dentrosalerno e di seguire Lira Tv, forse il suo bagaglio di conoscenze giornalistiche si arricchirà. Buon lavoro a Bianchini.

  5. la prossima volta avvisami quando ha guarito i non vedenti e farà camminare i paraplegici. e poi paragonare cirielli a donat cattin il partigiano bianco! è un’esagerazione sproporzionata specialmente se il cirielli di cui parli e lo stesso che ha fatto il fenomeno per la ricorrenza della liberazione. da qui mi dispiace ma il paragone non ci azzecca ed è anche offensivo per la memoria di donat cattin.
    detto ciò è encomiabile, a parte l’articolo, che il cirielli si impegni e cerchi delle soluzioni per il lavoro e cerchi la pace sociale. è davvero encomiabile.speriamo che ci metta meno enfasi è più sostanza.

  6. perchè mi censurate???????????????
    questo muro di libertà inizia ad avere crepe?
    in bocca al lupo

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