Natale è…
Paese che vai…usanza che trovi. Il Natale, in tutto il globo, con quella sua allegria, sfasata tra misticismo e suggestione. Consumismo e creatività. Mercatini ed artisti di strada. Leccornie ed addobbi. Tra abeti, sempre meno verdi ed ornamenti all’ultima stregua, una Grotta sempre più relegata. Ormai, la corsa all’albero più bello, doc! In ossequio agli ecologisti, con tanto di alta guardia, nel suggerire che presso i vivai, gli abeti naturali possono essere restituiti dopo l’uso. Tollerando ancora per poco, le variegate palline in plastica, non riciclabile! Il maquillage di ogni city che si rispetti ed anche dei piccoli centri, sfida la concorrenza. E conta lo stacco dall’Immacolata al Natale, per farcela in tempo a…reclutare visitatori, a caccia d’originali creazioni artistiche. Di qui, lo starter concorrenziale. La fantasia, che impazza sovrana, nel coniare slogan che di natalizio, francamente non han nulla. Una festa, il Natale, che rischia di scivolare nel karaoke multicolor, per la festosità di luci pluricromatiche. Anche Salerno, continua a far parlare di sé per le creazioni artistiche. Che congedano a malapena il ricordo dei defunti: dal 5 novembre, fino al 31 gennaio, Natale a volontà! Se s’intende animazione, mercatini, parate luminarie. Ed in tanti, col naso all’insù a guardare a Largo Campo la fatina che, al tocco della sua bacchetta magica, fa accendere e spegnere le luminarie che corredano il vetusto Palazzo Genovese. Dulcis in fundo, l’albero, quest’anno cresciuto di altri 5 m. rispetto allo scorso anno: 23 m., zeppo di led, 35.000 nel 2009, con il ben 30% intermittente, per creare quella suggestione, catturante foto romantiche di tante coppiette. O di allegre comitive: tutti, ai piedi dell’abete di Piazza Portanova, per lo scatto immortalante. Souvenir salernitano, che tollera il caos autoveicolare, in una città congestionata specialmente nei week end, per il flusso di presenze! Anche in altre realtà limitrofe, i primi cittadini alle prese con abeti: da Castel San Giorgio, oltre 13 m. con 10.000 led, a Napoli, sbirciando Gubbio che, oltre alla francescana Grotta, ostenta l’albero più alto del mondo: 650 m., con in vetta la stella di 1000mq. Anche il presepe, comunque regge ancora. E lo si ricrea, a seconda del luogo e della spiccata sensibilità. Da quello napoletano, che ancora suggerisce bravura, a quello che s’appella ai materiali riciclabili o più poveri. Il muschio, finisce per diventare orfano di sughero, laddove la ceramica o il cartone, la plastica o il vetro, plasmano nuove forme. La Natività, catalizzatore di altri spaccati contemporanei, ma non sempre fulcro delle intere vicende che si snodano intorno. Per molti, infatti, presepe solo una rivisitazione di scorci epocali, avulsi dalla scena di Betlemme. Una proposta di polarizzare l’attenzione su determinati fermenti d’epoca, estrapolati dal contesto cristiano. Un po’ come per l’abete, che ha poco a che fare con un Dio fatto Bambino. E con le luci, che sfavillano senza essere foriere della Buona Novella. E se a Salerno, lanciano piccoli messaggi augurali, a Milano invitano all’Allegria di Mike Buongiorno. Ma il Natale, al di là del mega panettone e del Ferrari, ha ancora un suo intrinseco messaggio religioso? Greggio continua ad annuire a tutti gli uomini di buona volontà!
Forza Direttrice, diciamolo più chiaramente: questa retorica d’accatto per Natali taroccati ha stancato. E gli alberi, più o meno alti che siano, hanno rotto le palle. La gara tra le nostre splendide “metropoli”, corredate da degni primi cittadini, è a chi fa l’albero più alto, chi le luci più sfavillanti, chi le spara più grosse. Nessuno che voglia misurarsi su altre tematiche, magari – per l’occasione – più consone ad una festa che perde, ogni anno di più, il suo significato.