Salerno: al Teatro Nuovo, Sergio Mari, monologo su Aldo Moro
A un anno di distanza dal libro “Quando la palla usciva fuori” Sergio Mari porta in scena l’opera che ha segnato il suo debutto come scrittore. Un monologo della durata di 55 minuti incentrato sul passaggio del nostro Paese dagli anni ’70 al decennio successivo, quello che Mari porterà sul palcoscenico del Teatro Nuovo di Salerno il prossimo 12 marzo. Focalizzando come momento cruciale il tragico evento del marzo 1978, il rapimento e la sua cruenta uccisione 55 giorni dopo del segretario della Dc Aldo Moro, Mari accompagna lo spettatore in un viaggio fatto di ricordi belli e brutti che hanno segnato il destino del Paese. La messa in scena teatrale curata dalla regia dello scrittore “Feltrinelli” Peppe Lanzetta è carica di riferimenti agli oggetti che hanno fatto la storia nel Belpaese: dalla Tv del Monopolio a quella delle emittenti libere, allo storico Carosello passando ai giochi oltre al pallone. Ricco di ironia, lo spettacolo di Mari porterà gli spettatori a rivivere quei tempi bui ma sicuramente ricchi di speranza che vanno sotto il nome dei formidabili anni per poi arrivare ad illustrare quella che è stata, poi, la consolatoria conclusione dei “vuoti” anni 80. Anni sicuramente più tranquilli, ma anche anni senza grandi valori morali e scopi significativi: un decennio contraddistinto dall’amore per il denaro e l’estetica che imperversarono allora.L’autore del libro, ex mediano della Cavese dei tempi d’oro (per intenderci quella che sconfisse a San Siro il Milan per 2-1, ndr), nonché del monologo racconta i suoi 15 anni passati tra i professionisti del calcio, attraversandoli con una visione strabica, dove alla vita quotidiana di allora, con le sue grandi problematiche sociali, frappone i temi e le paure di chi invece, per età e per necessità, pensava solo al gioco del pallone per strada. Un trovata questa che permetterà al pubblico di ritrovarsi a conoscere la vita, gli ideali e le speranze di allora. Una vera storia degli ultimi 30 anni, attraverso il racconto che deborda dal semplice calcio ad un pallone. E così temi come l’austerity, il referendum sul divorzio, le differenze di classe e il Vietnam vengono affrontati attraverso una sociologia privata, intima di cui la storia rappresentata sul palco ne è intrisa. Caldo sarà il momento topico con il rapimento prima e l’uccisione poi del massimo esponente della Democrazia Cristiana e forte nella sua vena sarcastica le conseguenze di quell’episodio: lo svelamento di tempi vuoti per concetti e per valori. Nella grande storia che scivola tra le battute che si susseguono con un ritmo incalzante, poi, ci sarà spazio anche per la vita e la morte di un campione, quella di Agostino Di Bartalomei, per tutti semplicemente “Ago”, suicida per una sopravvenuta grande solitudine forse figlia proprio degli anni che accompagnarono la morte dei grandi ideali politici e sociali. Lo spettacolo permetterà di rendere meno sconosciuta la storia degli ultimi 30 anni del nostro Paese che pure ne stiamo vivendo le conseguenze nelle sue accezioni positive e negative. Attraverso l’ironia, l’humour e un pallone si ci si può districare sul buio di allora. Buio che le nuove generazioni ancora non ha né analizzato né diramato.