Mario Orfeo al TG1: sì o no?

Tempi stretti per Orfeo al Tg1. Bocchino spinge il suo pupillo. La magistratura potrebbe bloccare l’operazione molto utile ai finiani.

 Aldo Bianchini

Giovedì scorso, 9 dicembre, in un articolo a tutta pagina, “Il Giornale” di Feltri dava per scontato il gran balzo di Mario Orfeo, attuale direttore napoletano del TG2, alla poltronissima RAI del TG1. Ben visto da sinistra a destra, sponsorizzato da Italo Bocchino tramite Vincenzo Maria Greco, cugino del giornalista, definito «l’ingegnere dell’eterna Tangentopoli» (Corriere della Sera), «pluriindagato, regista degli appalti del dopo-terremoto in Irpinia» (“Il Giornale”) alla vigilia del tentativo di ribaltone di governo messo in atto proprio dall’asse Fini-Bocchino, le chances di Mario Orfeo, ex-direttore a soli 36 anni de “Il Mattino” di Napoli di proprietà-Caltagirone (parenti di Casini) fino al 2009, sembravano vincenti. Fino al 14 dicembre scorso almeno, giorno dell’auspicato voto di sfiducia al governo.Così non è stato. Berlusconi ha superato lo scoglio e fare le scarpe all’attuale direttore del TG-1 Minzolini, voluto proprio da Berlusconi, sarà più duro per uno dei più convinti “traditori” del Cavaliere. Bocchino avrebbe fatto meglio a non scoprire le carte in anticipo. L’attuale direttore del TG2 ha avuto finora una carriera fulminante. Servendo da sinistra a destra con camaleontiche capacità di adattamento alle diverse aree politico-culturali-ideologiche, oltre che parentali. Nipote del vice-direttore de “Il Roma” (quotidiano di destra fondato dal monarchico Achille Lauro) Ludovico Orfeo, il giovane Mario iniziò la propria attività a “Napolinotte”. Poi diresse“Il Giornale di Napoli”, di area socialista, sostenuto da un certo cavaliere Eugenio Buontempo, «latitante per un anno e arrestato nel 1994 a seguito di quattro ordini di custodia cautelare per tangenti e appalti ferroviari» (“Il Giornale”), nonché padre della moglie di Bocchino e, quindi, suocero dell’attuale capogruppo finiano di FLI alla Camera dei Deputati. Attualmente sul capo dell’attuale direttore del TG-2 Mario Orfeo pesano due macigni, per un episodio di particolare gravità all’epoca in cui dirigeva “Il Mattino” di Napoli. Nel dicembre 2004, infatti, la redazione salernitana di quel quotidiano lanciò una clamorosa e prolungata campagna mediatica contro l’università di Salerno, in particolare contro uno dei suoi più noti e stimati docenti, di unanime ed elevata reputazione culturale, professionale e umana. Per una settimana circa, giorno dopo giorno, “Il Mattino” di Orfeo martellò insistentemente in pagina nazionale, regionale e provinciale, le stesse notizie trite e ritrite su presunti reati di corruzione e concussione: esami di lingue alla facoltà di economia e commercio superati a pagamento o in cambio di prestazioni sessuali o previo obbligo degli studenti di prepararsi presso bene individuate scuole private. L’inviato speciale de “Il Mattino” Antonio Manzo, al quale si associarono Giuseppe Napoli e lo scrittore Diego Da Silva, scrisse ripetutamente che la Digos di Salerno guidata all’epoca dal vicequestore Raffaele Battista sarebbe stata in possesso di riscontri oggettivi” grazie a filmati “nitidi” e a “sofisticatissime telecamere” in grado di documentare “un docente che intasca mazzette, … docenti e bidelli della libera mazzetta appostati dietro l’angolo della facoltà pronti a intascare il denaro per garantire almeno il diciotto “a pagamento” (…).”la corruzione in ateneo. (…)”, “il docente che prende soldi, li intasca, svolta verso l’aula e il diciotto è bell’è pronto (…)”, con “interrogatori di decine di studenti con i loro genitori, (…)”. Non solo. Ma il giornale del direttore Mario Orfeo non esercitò alcun controllo sull’attivismo esasperato del proprio inviato speciale di provincia, il quale ribadiva che erano già “sul tavolo del PM Roberto Penna il videofilmato con il denaro, le avances sessuali, videofilmato che inchioda chi prende denaro prima degli esami. (…)” e così via. Una minestra riciclata e per sei giorni buttata di continuo in pasto all’opinione pubblica. La risposta nitida e definitiva a “Il Mattino” l’hanno data mesi fa gli stessi giudici della Procura della Repubblica salernitana e dell’Ufficio GIP. Insussistenza dei fatti e proscioglimento degli indagati, salvo la prescrizione per una studentessa accusata del superamento di un esame di storia moderna alla facoltà di scienze della formazione con trenta su trenta, senza averlo in realtà mai sostenuto. Resta ancora un mistero il perché del mancato coinvolgimento dei tre componenti di quella commissione di esami da parte del PM dr. Roberto Penna. Così come resta un mistero il mancato coinvolgimento di un altro docente (sempre di storia?), registrato nelle intercettazioni della Digos, stranamente non identificato, per un presunto giro di mazzette per tesi di laurea, che i sussurri e grida interni all’ateneo salernitano vorrebbero imparentato proprio con uno dei protagonisti del fallito scoop giornalistico. Eppure, proprio ieri, nella affollata e tradizionale conferenza-stampa di fine anno del Presidente del Consiglio dei Ministri a Palazzo Madama, rispondendo ad una domanda di un giornalista sulla disoccupazione giovanile, Berlusconi si è lasciato sfuggire che, tra i tanti mestieri da lui svolti da giovane per sopravvivere alla crisi di lavoro, faceva anche le tesi di laurea. “Un reato!” ha istintivamente esclamato il Presidente Nazionale dell’Ordine dei Giornalisti che gli sedeva accanto, mettendo in guardia il Premier sulla pericolosa autodenuncia. Immediata, imbarazzata e poco convincente la rettifica di Berlusconi alla inattesa gaffe. “Intendevo dire che correggevo le tesi di laurea scritta dagli studenti, essendo risaputo che ero molto bravo in italiano!” Un reato, quindi, fare le tesi di laurea, a maggior ragione se a pagamento; tranne, evidentemente, che per il PM all’epoca inquirente dr. Roberto Penna su questa oscura vicenda giudiziaria liquefattasi nel nulla, nonostante il rapporto ufficiale della Digos inviatogli il 26 febbraio 2004 (Cat.E.2/2003DIGOS/Sez.Inv.), in riferimento ad un precedente verbale del 16 ottobre 2003 nel quale si citavano i nominativi di due personaggi presumibilmente dell’ambiente universitario coinvolti, direttamente e indirettamente, in tesi di laurea a pagamento dai tre ai cinque milioni di lire. Insomma il clamore dell’inchiesta di Antonio Manzo e del Pm Roberto Penna si abbattè sostanzialmente su un solo docente della facoltà di Economia e Commercio, cosa che adombra seri sospetti su una congiura di palazzo pilotata ad arte, dall’inizio alla fine, da personaggi al di sopra di ogni sospetto. Non a caso un immediato e definitivo silenzio è calato sulla vicenda. Sta di fatto, però, che quel docente citò immediatamente in giudizio presso il Tribunale Civile di Napoli per diffamazione a mezzo stampa “Il Mattino”, il suo direttore Mario Orfeo, l’inviato speciale Antonio Manzo, il giornalista e scrittore dell’Editore Einaudi Diego De Silva (finalista del Premio Strega 2008), il collaboratore Giuseppe Napoli e la società editrice di quel quotidiano. Il processo dovrebbe essere quasi alle battute finali. Oltre dieci milioni di euro i danni chiesti e documentati dalla difesa rappresentata dal noto Prof. Avv. Sergio Perongini, già Pubblico Ministero presso la Procura della Repubblica di Salerno e attualmente docente universitario di diritto amministrativo. All’ex-direttore de “Il Mattino” di Napoli Mario Orfeo, classe 1966, viene contestata in particolare una condotta dolosa nell’illecito diffamatorio commesso dai suoi giornalisti, atteso che la collocazione tipografica e il risalto dato alle pubblicazioni, nonché il loro contenuto, rendono evidente la sussistenza del meditato consenso e della consapevole adesione del direttore all’oggetto degli articoli pubblicati. Indirettamente, queste contestazioni sono state di fatto avallate autorevolmente dalla stessa autorità giudiziaria inquirente e giudicante salernitana, avendo ritenuto insussistenti i fatti contestati dal PM di indagine Roberto Penna, titolare dell’inchiesta, e peraltro assente a tutte le udienze dinanzi al GIP e poi al GUP per il rito abbreviato. In caso di condanna civile, l’immagine professionale dell’ex-Direttore de “Il Mattino” e attuale direttore del TG2 Mario Orfeo uscirebbe pesantemente danneggiata. Se poi dovessero emergere responsabilità anche di altra natura, la questione diventerebbe molto più seria e compromettente per tutti. Presso la Procura della Repubblica e il Tribunale Penale di Napoli, pende, infatti, un’altra dettagliata querela-denuncia, di natura penale questa volta, contro ignoti, con tanto di articoli firmati dai responsabili di quell’inutile e scandaloso putiferio mediatico. Non c’è dubbio che i protagonisti di questa assurda vicenda giudiziaria trascinatasi per troppi anni per essere credibile sono molto potenti. Ma ancora più potente è, o dovrebbe essere, la giustizia. Una domanda che poniamo direttamente al Ministro della Giustizia Angelino Alfano, perché, in tempi di magra per il paese, è giunto, forse, il momento, di fare luce sulla gestione di un’inchiesta di varia natura, quasi certamente sfuggita ai suoi organi naturali, per essere stata gestita da altri, con costi pazzeschi e ingiustificati nel doveroso rapporto costi-benefici. Sembra che nei mesi scorsi la Procura della Repubblica di Napoli abbia chiesto l’archiviazione di quella denuncia contro ignoti. Ma gli avvocati della parte lesa – Prof. Avv. Sergio Perongini e Avv. Giovanni Falci – si sarebbero a loro volta opposti con forti e inoppugnabili motivazioni. Al GIP di Napoli incaricato sarebbe stata richiesta, infatti, l’acquisizione di tutte le prove testimoniali e documentali esistenti presso la Procura della Repubblica di Salerno da utilizzare in un dibattimento tra le parti..  Se, come appare più che probabile, da quegli atti dovesse emergere inequivocabilmente la assoluta falsità delle notizie diffamatorie pubblicate dalla stampa dell’epoca, guai seri anche penali potrebbero abbattersi sugli sprovveduti e superficiali protagonisti dell’intera vicenda.