8 marzo: auguri alle donne!
Donne. Femminismo a iosa. Ma l’apice, l’8 marzo. Ricordando la morte di alcune operaie coraggiose, che intrisero di sangue le mimose del campo vicino. Donne alla ribalta. Allo sbaraglio. In carriera. Tra fornelli e prole. Ristrette nella cerchia parentale, stuprante sogni ed innocenza. Segregate tra vizio ed ambizione. Donne coraggio. Madri esemplari. La carrellata di volti e di nomi non sfugge ai lettori attenti d’ogni tempo. In passato s’appioppava alla signora, sempre il laconico assenso alla propria gravidanza non programmata. Auguri…e figli maschi. Il retaggio di una mentalità maschilista, ancora ottenebrante molti Paesi, riemerge con efficacia l’ 8 marzo. Come se i diritti umani, dovessero annotare sul calendario quadrettato, l’ora fatidica della riscossa. In ogni luogo si cerca di festeggiare ormai la donna. Senza generalizzazioni di sorta. Al di là del burka, l’identità di quante ancora reprimono doti naturali, capacità individuali. La femminilità, spesso mutilata dalla violenta ignoranza. Dal consumismo dei costumi islamici. Se l’integralismo, ancora untore di diverse personalità di spicco, gli stereotirpi perbenistici, onta di un marcato consumismo progressivo. La donna viene tuttora strattonata in alcuni ruoli. A tal punto da dover chiedere il diritto d’essere ricordata con le quote rosa. Eppure il suo spessore rimane soltanto se lo possiede. E lo sa gestire. Di ciò, nessuno parla più. Se anche i jeans, rimandano femminilità, la donna si muove in modo che il suo sesso , non sia ad ogni costo la mediazione delle sue conquiste sociali. Se riesce ad essere, al di là del lifting e del capello gelatinato. Del tacco a spillo e delle semplici ballerine. Nel suo ruolo complementare, senza ribaltoni. Tra mimose e cuoricini, cenette a lume di candela e coppe di champagne. Perchè incentrare l’attenzione su di lei? Tanto ancora da tributarle! Nel renderle giustizia!