Cava de Tirreni: Sergio Mari al Social Tennis
Il suo incontro con il calcio, in compagnia del padre, al “Vestuti” di Salerno. Poi, una carriera da professionista tra campi polverosi e grandi stadi. Letture importanti e l’amore per l’arte. C’è tutto questo nell’ultimo lavoro letterario di Sergio Mari Quando la palla usciva fuori, pubblicato dalle edizioni Gutenberg, che sarà presentato venerdì 20 marzo prossimo alle ore 18.30, al Social Tennis Club di Cava de’ Tirreni, quarto appuntamento della Rassegna letteraria Com&Te 2009.La manifestazione è organizzata da Pasquale Petrillo, presidente dell’Associazione indipendente di comunicazione, editoria e formazione Comunicazione & Territorio, presieduta, e da Alfonso Bottone, direttore editoriale del periodico d’informazione ECO magazineMari, tra il gioco del calcio e ricordi, attraversa gli ultimi decenni di storia italiana. Il racconto della sua infanzia e quella di calciatori che diverranno poi famosi: Beppe Nanu Galderisi, Marco Pecoraro ed altri. Storie di partite e di esordi, come quello a Palermo dove Mari s’accorge che “ad un calciatore si perdona tutto, tranne di aver paura”. E poi il gustoso racconto del primo ritiro col confronto, impari, con i giocatori della Roma che alloggiavano e si allenavano nella stessa città; oppure il capitolo dedicato ai derby con la Salernitana, lui giocatore della Cavese che abitava a cento metri dal “Vestuti”. L’autore del libro, infatti, è stato mediano della Cavese dei tempi d’oro, quella che sconfisse a San Siro il Milan per 2-1. Nel libro c’è spazio anche per la vita e la morte suicida di un campione, quella di Agostino Di Bartalomei, per tutti semplicemente “Ago”.Aneddoti che si intrecciano con altre storie, quelle dell’Italia degli “anni di piombo”, con le stragi, gli attentati, le Brigate Rosse e la morte di Aldo Moro. Mari, attraverso i suoi personaggi cerca di spiegare che lo stare bene in campo non è soltanto una regola tattica, ma una scelta di vita. Come una scelta di vita è lasciare che, qualche volta, la palla scivoli fuori, per recuperare il tempo e il rapporto con gli altri. E, come scrive Paolo Sollier, ex giocatore del mitico Perugia degli anni ’70 nella prefazione al libro, giocare al pallone in quegli anni “è stato un po’ come la corsa liberatrice e incosciente di Forrest Gump: un modo di sentirsi vivi, anche se un po’ spiazzati”. Dal libro è stato recentemente tratto un avvincente monologo della durata di 55 minuti, intensamente interpretato dallo stesso Sergio Mari, con la regia di Peppe Lanzetta, sul palcoscenico del Teatro Nuovo di Salerno lo scorso 12 marzo.