Lavorare stanca!

di Rita Occidente Lupo

Quello del lavoro, tema scottante non solo occupazionalmente. Cresce l’esercito dei senza ambizioni, di coloro, cioè, che si ritrovano a svolgere mansioni per le quali non si senton affatto portati. E per le quali avvertono un costante senso di spossatezza! Saranno questi i fannulloni perseguitati da Brunetta? Da una recente indagine, in Europa il 25% dei lavoratori, convinto di avere un impiego che abbia poco a che fare con le proprie competenze e con i propri studi. Seguono a riguardo Francia e Gran Bretagna, con la media di uno su quattro. Contrariamente a Danesi, Finlandesi,  Austriaci, Tedeschi e Slovacchi, al di sopra dell’80%. Il 25% degl’Italiani vive una sorta di disagio, mentre il 73% , convinto di svolgere un’attività che, in certo qual modo, lo soddisfa. Tra tutti i Paesi dell’Ue, lo Stivale al settimo posto per frustrazione. Ovviamente, dipende anche dal ruolo ricoperto. Nel senso che, quanti gestiscono ruolo di comando, non avvertono tale compressione. Discorso a parte per quanti appartengono a classi disagiate. Anche l’età gioca il suo ruolo. Il 26 % di coloro che hanno tra i 25 ed i 39 anni. Diciamo pure che, per lavoro, s’intende un’attività retribuita e non volontaria. Quanti, infatti, si dedicano spontaneamente, senza alcuna remunerazione ad impegni culturali, come l’associazionismo sociale, esercitano ugualmente un’attività, a volte anche full time, che in questo caso risulta decisamente più appagante, in quanto scelta liberamente. E, nel nostro Paese, ancora proliferano enti no profit o agglomerati socio-culturali, in cui l’organizzazione di eventi o  le kermesse agonistiche, ingannano piacevolmente la routine quotidiana.