Pagani: Pensare al Futuro Senza Rivolgere Sguardo al Passato

La palude nella quale la politica paganese sembra galleggiare ci induce a svolgere una serie di considerazioni difficili e coraggiose. Ma la responsabilità che vogliamo contraddistingua il nostro impegno ci fa avvertire come un dovere morale lanciare un grido che è insieme di dolore e di allarme. Nei mesi scorsi abbiamo lavorato senza sosta perché si potessero evitare contraccolpi pericolosi per la costruzione di una nuova prospettiva politica in totale alternativa al modello culturale del centro destra. Purtroppo però sempre più spesso ci siamo trovati a dover dare ragione a chi, con la lucidità del “cittadino qualunque”, ci invitava a rompere gli indugi e ad aprire gli occhi: attorno a noi, con noi spesso colpevolmente silenti, si mettevano in atto le solite e vecchie strategie di una politica che non appassiona più nessuno e annoia tutti, anche quelli che pensano o dicono di farla. Non possiamo più restare in silenzio. Non possiamo più lasciare che ci passi davanti forse l’ultima opportunità che questa terra ha di guardare al futuro con la speranza di costruirlo e non con la tristezza di subirlo. È per questo che abbiamo deciso di lanciare questo grido. Lo facciamo nella convinzione, che continua ad assillarci, che la Politica è un’altra cosa. Che la Politica è veramente la “più alta forma di carità” e che, se fatta con passione ed entusiasmo, può veramente trasformarsi in un servizio d’amore alla comunità, può incarnare quei valori di onestà, speranza, condivisione oggi invece quotidianamente mortificati. Partiamo da questa convinzione dunque, consapevoli certo delle delusioni che potranno derivarci dal credere ciecamente in essa, ma continuando a coltivare comunque il sogno che, come noi, c’è tanta gente disposta a tornare a credere nelle Istituzioni, nella dignità, nella dimensione etica e morale di chi è chiamato a rappresentarle, in una Politica che smetta finalmente di essere luogo di posizionamenti, affari, vuote rappresentatività, clientele e favori e diventi di nuovo luogo di partecipazione e democrazia, di scelte coraggiose e di cambiamento. Vogliamo parlare di sogni e di speranze, insomma, partendo, è chiaro, dai problemi che abbiamo di fronte, che sono tanti e gravi, ma sapendo che essi sono la sfida da vincere per cambiare il nostro futuro. Il futuro però si cambia oggi. Non c’è più spazio e tempo per l’attesa, per la delega. Non c’è più spazio per chi si ostina ad alimentare divisioni, polemiche incomprensibili, per chi si appiattisce su ipotesi che sembrano condannarci alla sconfitta e alla rassegnazione. Non c’è più tempo da sprecare attorno a chi crede che il domani di questa città possa costruirsi ancora tra le quattro mura di una segreteria politica, senza rendersi conto che ciascuno di noi finisce con il rappresentare solo sé stesso. L’autoreferenzialità dei partiti, troppo spesso vuoti, privi di idee e di prospettive, lontani dalla gente, finisce con l’annullare tutti gli spazi di confronto democratico e condannarci all’ennesima sconfitta. E (che è molto più grave) finisce con il distruggere il nostro futuro.  Noi non ci sentiamo responsabili della città che oggi ci viene consegnata. Lo diciamo con umiltà e rispetto ma anche con convinzione: la classe dirigente di questa città, tutta intera, ci consegna le macerie di troppi anni di mancanza di idee, di incapacità di guardare al futuro. Siamo nati quando, in Italia come a Pagani, governava o muoveva i fili della politica chi oggi crede di poterlo ancora fare usando parole come “nuovo”. Questo non è tollerabile e non può accadere. Chi ha la responsabilità politica, morale, civile del disastro che è stato consegnato alle giovani generazioni deve farsi da parte e semmai trovare il coraggio di accompagnare un processo di cambiamento e innovazione che è l’unica speranza per questa terra. Persino il gambinismo, con tutte le sue storture e le sue derive, è il prodotto delle troppe sconfitte delle classi dirigenti di questa città. Può esserci ancora qualcuno disposto a credervi, allora? Noi pensiamo di no. E certamente non vi crederemo noi, che abbiamo per e di questa terra un’altra idea, un’altra prospettiva, un altro sogno e un’altra speranza. Ecco perché diciamo basta. Ed ecco perché diciamo che è veramente arrivato il momento di andare oltre. Oltre le ideologie e le appartenenze fini a sé stesse. Ciascuno con la sua storia, le sue idee, le sue modalità. Ma tutti con l’unico obiettivo di costruire il cambiamento e di alimentarlo con le passioni e i valori. Non arriverà nessun santone, nessun papa nero, nessun messia a risolvere tutto per noi, se non saremo prima noi a scegliere di pensare al futuro senza rivolgere lo sguardo al passato. Dobbiamo essere noi a scegliere il cambiamento. Lasciamo perciò a chi ha voglia e tempo per farlo le lunghe e vuote riunioni nel chiuso di una stanza e ci assumiamo l’impegno a costruire un’alternativa culturale, di valori e di programmi, sulla quale innestare opportunità di incontro, confronto e condivisione. Un’alternativa per chi non sopporta più, nei confronti dei suoi figli, di sentirsi responsabile del vuoto che troppo spesso ci circonda.

Movimento Civico Impegno per la Città